Rieccomi qua a riprendere il discorso.
Nel mio girovagare sui siti di giornali mi è capitato di leggere un articolo interessante:
La delusione dei più deboli di Francesco Giavazzi sul sito del Corriere della Sera.
Nella prima parte si parla in modo generale di come l'attuale Governo Prodi non sia ancora riuscito ad occuparsi di chi realmente ne ha bisogno. Si parla di pensioni minime e di come l'aumento di tali non andrà ad esclusivo vantaggio dei veri poveri.
Nella seconda parte Giavazzi affronta più prettamente l'argomento lavoro precario. Si parla tanto di lavoro precario accostandolo ai giovani: forse qualche anno fa era così, oggi il lavoro precario colpisce sempre più fasce variegate di età.
L'autore dell'articolo parla di lavoro precario come conseguenza di eccessiva rigidità del lavoro indeterminato in Italia.
Confermo. Le mie personali esperienze in molte realtà lavorative mi hanno sempre mostrato una verità: il lavoratore a tempo indeterminato, meglio se dipendente di grandi aziende, ha numerosi privilegi non sempre meritati.
Chi come me ha o sta lavorando con contratti a tempo breve e brevissimo sa di cosa parlo. Pensare che tu potresti non essere più lì, in un posto che hai dimostrato di meritare, mentre un tuo "collega" ci sarà solo perchè ha un contratto indeterminato fa male, forse molto di più di perdere il posto.
Personalmente condivido molto di quanto scritto nell'articolo. Semplificando molto, attualmente esiste questa situazione: una parte (maggioritaria) di lavoratori è difesa indistintamente per quello che è (lavoratori a tempo indeterminato), non per quello che fa; un'altra parte (per ora minoritaria) è giudicata giornalmente su quello che fa e di tutele ne ha poche.
Ancora una volta da questo luogo vorrei aprire gli occhi a tanti tanti miei colleghi precari, in particolar modo ai lavoratori somministrati. Non abbiamo rappresentanza, siamo una categoria sbandata e disorganizzata, e ancora una volta lancio l'appello a trovarci, parlarci, capire cosa possiamo fare... La sensazione è che siamo abbandonati a noi stessi dal Governo, dai Sindacati e non credo che possiamo avere aiuto da parti (centro-destra) a cui fa comodo la nostra disorganizzazione.
Vi prego di contattarmi o di farvi contattare per riuscire ad avere un minimo di organizzazione, non sperate che la situazione migliori se non facciamo niente NOI per farla migliorare... gli "altri" non hanno interesse che la situazione precariato venga superato, al massimo si parla ammortizzatori sociali.
Nella prima parte si parla in modo generale di come l'attuale Governo Prodi non sia ancora riuscito ad occuparsi di chi realmente ne ha bisogno. Si parla di pensioni minime e di come l'aumento di tali non andrà ad esclusivo vantaggio dei veri poveri.
Nella seconda parte Giavazzi affronta più prettamente l'argomento lavoro precario. Si parla tanto di lavoro precario accostandolo ai giovani: forse qualche anno fa era così, oggi il lavoro precario colpisce sempre più fasce variegate di età.
L'autore dell'articolo parla di lavoro precario come conseguenza di eccessiva rigidità del lavoro indeterminato in Italia.
Confermo. Le mie personali esperienze in molte realtà lavorative mi hanno sempre mostrato una verità: il lavoratore a tempo indeterminato, meglio se dipendente di grandi aziende, ha numerosi privilegi non sempre meritati.
Chi come me ha o sta lavorando con contratti a tempo breve e brevissimo sa di cosa parlo. Pensare che tu potresti non essere più lì, in un posto che hai dimostrato di meritare, mentre un tuo "collega" ci sarà solo perchè ha un contratto indeterminato fa male, forse molto di più di perdere il posto.
Personalmente condivido molto di quanto scritto nell'articolo. Semplificando molto, attualmente esiste questa situazione: una parte (maggioritaria) di lavoratori è difesa indistintamente per quello che è (lavoratori a tempo indeterminato), non per quello che fa; un'altra parte (per ora minoritaria) è giudicata giornalmente su quello che fa e di tutele ne ha poche.
Ancora una volta da questo luogo vorrei aprire gli occhi a tanti tanti miei colleghi precari, in particolar modo ai lavoratori somministrati. Non abbiamo rappresentanza, siamo una categoria sbandata e disorganizzata, e ancora una volta lancio l'appello a trovarci, parlarci, capire cosa possiamo fare... La sensazione è che siamo abbandonati a noi stessi dal Governo, dai Sindacati e non credo che possiamo avere aiuto da parti (centro-destra) a cui fa comodo la nostra disorganizzazione.
Vi prego di contattarmi o di farvi contattare per riuscire ad avere un minimo di organizzazione, non sperate che la situazione migliori se non facciamo niente NOI per farla migliorare... gli "altri" non hanno interesse che la situazione precariato venga superato, al massimo si parla ammortizzatori sociali.
4 commenti:
I privilegi?
Non sono un somministrato, sono una delle nuove figure della pseudoeconomia italiana...vale a dire un "esternalizzato", cioè uno che pur mantenendo un contratto a tempo indeterminato è stato "buttato" fuori dalla grande industria e reinserito in un'azieda che .... forse conosci bene.
Come vedi le "garanzie" non esistono neanche x noi, te lo dice uno che è stato coinvolto in una "cessata attività", dicesi cessata in terminologia legale, in realtà, l'attività è proseguita all'"esterno" , nella Cina Cavesana che è l'indotto locale....molto più flessibile, molto più precario, molto più redditizio per i soliti noti...
Vedi, sarà pur vero che ci sono eccessi, ma qual'è quell'overdose di privilegi di cui godono i lavoratori a tempo indeterminato?
La assemblee? Le ferie? La mutua?Il rifiuto dello straordinario?
Il passo di far diventare privilegi i diritti è molto labile, gli articoli come quello che hai citato, sono semplicemente il segnale della seconda fase....la lotta contro i privilegi... e bada bene, i privilegi in discussione, non sono mica quelli della casta politica, o dei GIORNALISTI , no sono quelli sopracitati....per dirla in parole povere: NON SIETE VOI A DOVER DIVENTARE COME NOI, SIAMO NOI A DOVER DIVENTARE COME VOI...secondo i loro programmi....
A riprova di ciò che sto dicendo, ti segnalo un nuovo sito, nato a sostegno della Legge 30 (altro che modificarla!!).
Eccolo:http://www.comitatoleggebiagi.it/
ci lega il karma
Sinceramente non mi importa se la precarietà sia stata introdotta dalla legge Biagi o dalla riforma Treu o ancora da prima del 97. Quello che mi importa è che c'è, come c'è un lento impoverimento del paese che grava in gran parte sui nuovi ingressi nel mondo del lavoro, e questi vivono in una condizione di instabilità lavorativa persistente e in una condizione di bassi redditi annui, insufficienti.
Ma quelli che difendono ciecamente la flessibilità, così come quelli di un altro paio di blog di difesa delle leggi che hanno fatto scempio dei diritti dei lavoratori, sono ampiamente di parte, hanno idee retrograde in merito a quello tramite cui si crea il benessere del paese e hanno i loro interessi diretti nella questione, in quanto giornalisti. Probabilmente in un paese basato sulla produzione e non sulle chiacchiere, se non ci fosse il finanziamento pubblico ai giornali ce li troveremmo in qualche ditta a fare gli operai precari, sempre che dimostrino di avere effettivamente voglia di lavorare.
Ma guardate un po' la percentuale di impiegati nei settori produttivi rispetto ai servizi, è assurda in un paese come il nostro che è pure tecnologicamente arretrato. Produzione = ricchezza per tutti
Troppi servizi = gran parte della forza lavoro occupata a fare passare da una mano all'altra i soldi, senza creare nulla.
E' singolare la tua simpatia per l'articolo di Giavazzi.
E' singolare che tu pensi che la colpa della precarietà sia di chi ha un lavoro stabile.
Giavazzi è un conservatore, servo sciocco delle imprese e del potere.
Ma tu da che parte stai?
Sei come quella raccomandata che si è spacciata per precaria per farsi eleggere deputata da quel porco di veltroni e poi si è scoperto che era un'amica di famiglia raccomandata?
Che schifo!!!
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