mercoledì 1 agosto 2007

Prodi e i ministri di "sinistra"

Povero Romano! Sperava che dopo la "grana" delle pensioni poteva finalmente andare in vacanza tranquillo. Il protocollo per il Welfare proprio non è andato giù alla sinistra e diciamo a molti precari. I ministri Alfonso Pecoraro Scanio (Verdi), Fabio Mussi (Sd), Paolo Ferrero (Prc) e Alessandro Bianchi (Pdci), hanno ribadito al premier che così com'è sul lavoro precario non va bene.

"Abbiamo detto con chiarezza - ha proseguito ancora - come Verdi che mentre sulle pensioni c'erano elementi di compromesso avanzato sul precariato c'è ancora troppo della legge Biagi, bisogna dare dei segnali seri che davvero si va verso tempo indeterminato" , sono le parole dette da Pecoraro Scanio in un'intervista di Repubblica di qualche giorno fà (il 27 luglio). A queste parole hanno fatto eco i colleghi "dissidenti" ribadendo che gli interventi prospettati nel protocollo sulla Legge 30 sono troppo blandi e marginali. Sempre su Repubblica si può dare un'occhiata a quanto detto da Prodi sul protocollo e la "risposta" di Ferrero e su cosa succederà a settembre. Prc, Pdci e Sd promettono battaglia sia in Parlamento che nel Paese per la posizione rigida che Prodi (e la parte centrista del Governo) vogliono tenere sul Protocollo e la Legge 30.

La voce di Veltroni, "Si tratta di "un primo passo nella lotta alla precarietà della vita"; bisognerà "farne molti altri", ma "quella è la direzione giusta". ", viene in soccorso di Prodi, anche se lascia una porticina aperta a nuove e ulteriori modifiche alla legge Biagi.

E benzina sul fuoco la getta anche il presidente Carlo Sangalli (presidente di Confcommercio) spiega che "se - come dice il presidente Prodi - l'adesione al protocollo è possibile solo in blocco, ci dispiace, ma le condizioni per la nostra sottoscrizione non ci sono". Secondo Sangalli, infatti, "si tratti di Dpef o si tratti del protocollo, la musica non cambia. Le scelte difficili - per la riduzione del deficit e del debito, per il controllo e la riduzione della spesa pubblica, per un'età di pensionamento che si adegui all'allungamento costante delle aspettative di vita - si rinviano. E, rinviando le scelte difficili, diventano un 'pannicello caldo' i buoni propositi in materia di riduzione della pressione fiscale e per una crescita più sostenuta del Paese. ".

Insomma, caro Romano, forse invece di ascoltare solo Confindustria e gli imprenditori dovresti anche provare ad ascoltare NOI che la legge Biagi la viviamo giorno dopo giorno, con le gioie (poche) e i dolori (molti) che ci provoca. Smettiamo di guardare alla legge Biagi come un totem, come le tavole dei comandamenti. Credo che dopo 4 anni si possa dare un'occhiata a come è stata attuata, e credimi Romano, le brutture sono davvero molte.

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