martedì 17 luglio 2007

La mia OLIVETTI

Oggi mi sento decisamente nostalgico...e la nostalgia mi è venuta leggendo qua e là su Internet commenti sul mondo del lavoro, sull'economia globalizzata e tante altre parolone. Olivetti...Ormai sempre meno sanno che cos'era. Io lavoro in quella che probabilmente è stato uno dei capolavori olivettiani, e cioè la sede di Scarmagno. Lavoro lì, dove ora ci sono una mezza dozzina di "ereditiere" del patrimonio olivettiano. Non ho voglia di polemizzare su chi era l'Olivetti (e uno dei suoi più grandi interpreti, cioè Adriano Olivetti) e su chi sono oggi le aziende che ne occupano la superficie...sarebbe poi come sparare sulla croce rossa. Oggi, nella pausa pranzo, mi sono seduto di fianco a due persone che ricordavano i "vecchi tempi". Li sentivo parlare entusiasti di cosa voleva dire Olivetti non solo in Italia, ma nel Mondo! Li ho visti ritti e impettiti quando parlavano della "loro" fabbrica, ora sono in una delle tante (e dalla fine semi-ufficiale dell'Olivetti ad oggi) azienducole nate per salvaguardare l'occupazione da una parte e per arruffarsi un po' di denaro pubblico dall'altro. Eheh, e meno male che non volevo essere polemico. Ma ora veramente ci provo. Voglio descrivervi cos'era l'Olivetti per me...per quello che veramente era ci sono numerosissime e ben più autorevoli spazi. Premetto che io sono cresciuto nella fase "calante" dell'Olivetti e a malincuore ho solo potuto vedere l'eutanasia dell'azienda. Sono cresciuto in un paesino al confine con la provincia di Vercelli, ambito per anni da decine di persone che ne volevano ottenere la residenza. Non per la particolare bellezza naturalista, architettonica, ma semplicemente perchè ultimo paesino del Canavese. E essere canavesano significava poter ambire ad entrare nell'Olivetti con un canale privilegiato; per anni il lavoro in Olivetti era prima di tutto per i canavesani. I miei genitori sono stati contadini, ma molti genitori dei miei amichetti ci lavoravano all'Olivetti. Ricordo quando si aveva bisogno di fotocopie c'era la mamma di qualche scolaro che le poteva fare in ufficio. Non c'era persona che non aveva parenti, amici o conoscenti che lavoravano in Olivetti. E poi che invidia gli amichetti che andavano alla colonia estiva. Per chi come me amava quel dannato aggeggio chiamato PC, non poteva mancare la voglia di possedere un M24...il non plus ultra all'epoca (metà anni 80, fine anni 80). Io ci sono arrivato vicino, con un più economico M19. Ma era pur sempre un Olivetti. E poi l'iscrizione all'ITIS "Camillo Olivetti" di Ivrea. Ricordo che ragazzotto di campagna, sceso col pullman alla stazione ferroviaria, raggiunsi a piedi l'Istituto per iscrivermi, in una giornata di luglio di molti anni fa (il 1988 per la precisione). La scuola è posizionata su di un colle all'interno del quartiere Bellavista (quartiere costruito seguendo i dettami architettonici olivettiani) e dove tanti dipendenti trovarono casa negli anni del boom economico. Salito la strada del colle, all'entrata dell'aula magna, in fila per l'iscrizione, le emozioni erano tante, le speranze ancora di più: stavo per varcare il primo passaggio per entrare all'OLIVETTI! E come ero fiero, quando dicevo che ero di Ivrea (in effetti ci sono nato), della città sede dell'OLIVETTI. Ero tanto giovane e tanto ingenuo e purtroppo (io non me ne ero ancora accorto) l'OLIVETTI era in declino. Il pullman che mi portava a scuola era in condivisione con i dipendenti di Scarmagno o di San Bernardo. Ricordo quante volte, vedendo scendere nell' apposite fermate all'interno del comprensorio di Scarmagno le persone che entravano al lavoro, mi dicevo, un giorno ci entrerò anche io qua. Ma ero giovane e ingenuo. Poichè quella che credevo essere l'Azienda, a mano a mano spariva sotto i miei occhi. Prima venivano chiusi gli stabilimenti all'estero, poi un po' di cassa, la chiusura di qualche stabilimento secondario e poi...e poi le persone che prima vedevo sul pullman scendere a Scarmagno e a San Bernardo, a Palazzo Uffici...beh quelle persone diminuivano sempre di più. La speranza di entrare in Olivetti, anzi il desiderio, via via si affievoliva e poi boom...semplicemente mi svegliai con OP Computer Wang, OLIT e tante tante figlie bastarde di un'eredità persa per sempre. Entrando e parlando con i lavoratori storici ti raccontano una favola, quanto sembra incredibile: biblioteche, centri culturali, mense, ambulatori...no, no, non stanno parlando di una cittadina di provincia in cui i servizi pubblici funzionano. Stanno parlando di quello che c'era all'interno di Scarmagno, una città di qualche decina di migliaia di persone, una fattoria tecnologica. Mi hanno dipinto una realtà in cui il lavoro era ancora al centro....ora al centro c'è la finanza, i flussi di cassa, la produttività, la globalizzazione... La mia OLIVETTI non c'è più e purtroppo ha lasciato tanti orfani incapaci di sollevare la testa e rivendicare un patrimonio economico-culturale. I milanesi (leggi Tronchetto della Felicità Provera) hanno fatto man bassa di marchi, brevetti e immobili (leggi Pirelli RE). Oggi ci sono scatole cinesi di società che controllano società che sono controllate da società. Dove lavoro io ad esempio in pratica il maggior cliente è in pratica anche il padrone (per vie traverse). Ora si deve lottare con il caldo d'estate e il freddo d'inverno, perchè non si sa bene chi debba decidere per aggiustare un cavolo di sistema di condizionamento d'aria. Dove una volta c'erano linee di produzione all'avanguardia ora c'è il vuoto....Dove prima c'erano migliaia di persone orgogliose di essere protagonisti di un'azienda protagonista, ora ci sono poche centinaia di persone con lo sguardo spento alla mercè di una banda bassotti di finanzieri (furbetti del quartierino e ladruncoli legalizzati), quasi vergognandosi del posto dove ora si lavora. Eppure, per chi come me è entrato anche solo per un minuto nello stabilimento di Scarmagno, se per un attimo chiude gli occhi, riesce a vedere quello che un decennio di scempi non sono ancora riusciti a distruggere: la memoria dell'OLIVETTI. Non c'entra niente questo post con la "mission" del Blog...o forse c'entra? Vedete un po' voi, comunque avevo voglia di raccontarvi la mia OLIVETTI.

3 commenti:

Ladypiterpan ha detto...

E' stato sicuramente un bel pezzo di storia di una grande azienda italiana!
Il punto è che il mondo va avanti, non si ferma mai...
E poi, secondo me, chi è avanti negli anni esagera un pò nel ricordare come era bello prima....
Magari quando ci lavoravano dentro chissà quante gliene avranno detto alla proprietà.
Il passato è passato...pensiamo adesso al nostro futuro!!
Cordialmente Anna

Anonimo ha detto...

Proprio al futuro bisogna pensare...al futuro di un paese privo di struttura industriale...privo di settori strategici cone il settore informatico
Le grandi imprese italiane sono letteralmente scomparse, non tanto per gli effetti della globalizzazione,( e per favore, non accusiamo sempre il bieco MERCATO) quanto per le speculazioni che abbiamo visto (e subito) in questi anni.. vi ricordo che altri paese i europei hanno difeso questi settori con le unghie e con i denti, ma questi esempi non ci vengono mai proposti dai media italiani...(?)
Quale sarà il nostro futuro? I Call-center?Il terziario? Proporrei lo spettacolo, visto che menestrelli e giullari non mancano, se li esportassimo in giro x il pianeta a raccontar le favole che ci propinano tutti i giorni sarebbe un vero successo mondiale!
E' vero, il mondo va avanti, ma è in questo Paese che il tempo si è fermato, non trovate?

Lorenzo Succio ha detto...

Quel pezzo di storia italiana secondo me prima o poi riceverà l'importanza che merita.. il mio terrore è che forse la riceverà attraverso una delle tante fiction che ci propina la tv.

Purtroppo tanta gente che ci ha lavorato non ha capito quale fortuna ha avuto e si è limitato a "mungere la mucca finchè faceva latte".. il fallimento dell'Olivetti però non è dovuto agli operai ma semmai a che quegli operai non li sapeva dirigere.. oltre, ovviamente, alla miopia industriale di chi non ha visto che il settore elettronico/informatico era il futuro e si è invece continuato a spendere per fare macchine da scrivere a tutti i costi..
ma forse è giusto così, in fondo il nostro paese una azienda coma la Olivetti non se la meritava.. e brutto da dire ma secondo me è così.

Ciao a tutti e complimeti per il blog!